di Antonella Gaeta
Più che in un ripensamento di Bene, Di Lauro nella “Mosca nel bicchiere” accompagna il lettore in un percorso che non è di pochi mesi ma di anni. Perchè lo scrittore ma anche il valente drammaturgo Di Lauro (prima della personale contestazione e successivo rifiuto di fare teatro) è, prima di tutto un cultore appassionato del genio Bene e dei suoi talenti. Tanto da scrivere, senza timor di smentita che “Carmelo Bene è forse la figura più elitaria che il teatro abbia mai conosciuto, istrionico, avvincente, egotico, provocatorio, spesso inutilmente macchinoso, ma nondimeno onesto e coerente nella sua condotta artistica”. Atto d'amore e atto necessario questo studio che è, al contempo un piacevolissimo e utile passaggio non solo nel complesso farsi dell'intellettuale-artista di Campi salentina ma anche nel mondo dei suoi sodali Lacan, Foucault, Klossowski, Deleuze e dei suoi dichiarati padri Nieztche, Kierkegaard, Stirner, Manzoni, Leopardi, Marlowe, Shakespeare. Ma anche nelle fonti dominanti, dal decadentismo allo strutturalismo. Arricchisce il testo una condivisibile interpretazione del suo controverso rapporto con la malattia, con il teatro, con la televisione, con il contemporaneo Pasolini e il conterraneo Bodini. Una parte molto ben curata - in una generale danza della scrittura che se sguinzagliata salterebbe argutamente assai vicino a quella beniana- è quella relativa al rapporto di Bene con la religione e con il femminile, occasione ancora per riavvitare i numerosi gangli del pensiero beniano, sostanzialmente incasellabile se non in piena e totale adesione. Fino al culmine dello studio, l'evocazione di Antonin Artaud che Roland Barthes definisce un hapax, elemento che ricorre una sola volta in un testo, in filologia. Ecco, a buon diritto, Carmelo Bene (complice il nuovo svelamento ordito sapientemente da Di Lauro) è un hapax. Di un rigore così eccentricamente creativo, si sente grande mancanza ogni giorno. E questi sarebbero davvero i tempi giusti per l'illuminato Bene di rifilmare, ad esempio, un Nostra signora dei turchi, nel quale il protagonista cerca di farsi cretino. Quale epoca migliore e prolifica di cretini per riproporre ribaltata la questione?
Stefano di Lauro, La mosca nel bicchiere- La poetica di Carmelo Bene Icaro editore
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